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martes, marzo 02, 2010 :::
 

Fuente: Positanonews
Fecha:23-1-10
Autor: Luigi Buonocore


RAVELLO Y EL "JARDÍN ENCANTADO DE KLINGSOR": 130 AÑOS DE HISTORIA

Entrammo nella vecchia Ravello; nella solitudine di queste rocce ci trovammo improvvisamente di fronte ad una città moresca con torri e case ornate da fantastici arabeschi. Qui ci sono solo alberi, rocce e, più in basso, in una lontananza di sogno, il mare, talvolta rosso come porpora”.
Così Ferdinand Gregorovius, nel 1872, descriveva una città dai nobili natali, ricca di vestigia del passato ma difficile da raggiungere, che, dopo un lungo letargo, diventava meta dei viaggiatori europei, attratti da quelle bellezze della natura e dell’arte capaci di trasformare in viaggio in una "serendipity", felice e inaspettata scoperta a rigenerazione dell’animo. Questo meraviglioso scenario dovette aprirsi anche agli occhi di Francis Nevile Reid, botanico scozzese ed appassionato cultore d’arte, che nel 1851 aveva acquisito l’ ”hospitium domorum” dei Rufolo. Il complesso monumentale aveva magnificato la nobile famiglia, il suo orgoglio, la sua potenza economica e politica, giunta al massimo splendore con la corona angioina. Sovrani e pontefici erano stati ospitati nei luoghi in cui sembrava di intravedere “quel palagio con bello e gran cortile nel mezzo e con logge e con sale (…) e con giardini meravigliosi e con pozzi d’acque freschissime”, cornice alla “onesta brigata” del Decameron . A metà dell’Ottocento, però, il palazzo presentava solo in minima parte l’aspetto originario per le distruzioni del tempo e le manomissioni subite dopo il tramonto della celebre prosapia. A partire dal XV secolo, infatti, la domus aristocratica era passata dapprima, per diritto di successione, alle famiglie Muscettola e Confalone e poi, successivamente, alla famiglia D'Afflitto che spese ingenti somme, finalizzate ad un intervento non sempre rispettoso delle "pietre antiche". Il “Palatium”, però, era ancora capace di incarnare e di trasmettere quell’ideale romantico, alimentato da rovine, giardini e torri fiabesche, che rimandavano ad armigeri e damigelle dell’epica medievale.

Francis Nevile Reid provvide, pertanto, ai lavori di restauro, eseguiti nel pieno rispetto delle preesistenze, sotto la direzione di Michele Ruggero, architetto-archeologo di formazione neoclassica che nel 1875, con la nomina di Giuseppe Fiorelli alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti del Regno, sarebbe poi diventato Soprintendente agli Scavi di Pompei. Gli interventi non si limitarono alle emergenze architettoniche, restaurate con gusto e sincerità, ma interessarono anche il giardino, arricchito da essenze mediterranee ed esotiche, provenienti da ogni parte del mondo. I vigneti continuavano a distendersi su ampie zone della villa rampicando anche sui pilastri ottagonali che si ergevano lungo le terrazze. Palme e cedri, felci e pergolati di rose generavano luci ed ombre piene di colore, in grado di sublimare quello scenario fortemente suggestivo mentre ornati lapidei e fontane diventavano custodi di scorci mozzafiato. Curatore e capo giardiniere della proprietà ravellese era Luigi Cicalese, personaggio dalla barba fluente di singolari capacità , sempre in stretto contatto con il Reid, come dimostra una raccolta epistolare riferita agli anni 1885-1891.

"Die Klingsor Zaubergarten is gefunden – Il Magico Giardino di Klingsor è trovato, 26 maggio 1880”.
Il celebre autografo di Richard Wagner, lasciato nell’albo della Pensione Palumbo, a perenne ricordo di quel giorno memorabile, sembra ancora riecheggiare tra gli alberi secolari e le antiche rovine di Villa Rufolo. Dopo un breve soggiorno ad Amalfi, Wagner era giunto in città, a dorso di un mulo, in compagnia della famiglia e del pittore Paul von Joukowsky, conosciuto qualche mese prima nella Villa d’Angri a Napoli.
Grande fu l’emozione del Maestro di Lipsia che, alla vista di Palazzo Rufolo, delineato da fiori esotici e cortine medievali, in un momento di vera e propria estasi, trovò l'ispirazione per l'ambientazione del quadro scenico del II atto del Parsifal, subito abbozzato dal pittore russo. Tra intrighi d’ombra e forme offerte dalla luce, il maestro ebbe innanzi agli occhi il palazzo incantato di Klingsor, la torre merlata che affonda improvvisamente, il magico giardino dove, tra fiori e colori d'oriente, le belle fanciulle-fiore, “spiriti odorosi”, cercano di sedurre il “puro-folle”, il bacio di Kundry, sospesa tra bene e male, apre l’animo di Parsifal allo strazio della colpa, il pathos del momento culminante si scioglie in un deserto scenico ed interiore. Crollano, infatti, le meraviglie del mago quando Parsifal traccia con la sacra lancia il segno della croce e il giardino inaridisce tra i lamenti delle fanciulle all’unisono. “Queste architetture arabo-normanne somigliavano a certi melismi che Wagner aveva scoperto per il Parsifal. In un’ultima ebbrezza creativa il Maestro lottava contro se stesso: Era lui il mago Klingsor, aveva affascinato l’arte e stregato il mondo”.
A distanza di 130 anni il giardino fatato, apparso al Genio di Lipsia, rivive ancora oggi nelle eterne melodie che riecheggiano tra la vegetazione lussureggiante e le emergenze architettoniche, aperte a visioni di mare e di cielo, in una perfetta fusione di arte e natura.
Un patrimonio unico e insostituibile, espressione dell’identità culturale cittadina in senso pieno, che Ravello, gelosa custode delle vestigia antiche, memore della sua vocazione internazionale, offre al mondo intero, senza la necessità di alcun nume tutelare, all'infuori della sua storia millenaria e della sua ricchezza culturale.

Luigi Buonocore
tratto da www.ravelloculturale.blogspot.com


::: Noticia generada a las 11:14 PM




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